SBLOCCHIAMO LE ADOZIONI ORA!
Firma per chiedere alle istituzioni un intervento immediato e risolutivo per far andare a casa oltre mille cani ancora imprigionati in canile che non possono raggiungere le loro famiglie adottive che non vivono in Italia!
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Per salvarli da un limbo crudele
Una situazione kafkiana e crudele sta colpendo più di 200 cani nei canili pubblici nel Lazio e migliaia di cani in tutta Italia. Questi animali, che hanno trovato una famiglia disposta ad accoglierli, sono bloccati da 6 mesi dietro le sbarre a causa di un’impasse burocratica che impedisce ai cittadini della comunità europea di ricevere i documenti necessari per completare l’adozione.
Questa ingiustizia non è più tollerabile, quella che era una situazione di urgenza si è trasformata in questi mesi in una vera e propria emergenza. Il Ministero della Salute e le Regioni possono e devono intervenire urgentemente per sbloccare le adozioni.
L’attesa si trasforma in prigionia a vita
Immaginate la scena: una famiglia si innamora di un cane abbandonato in canile, compila tutte le pratiche, le visite pre-affido, organizza l’arrivo del nuovo membro della famiglia… e poi tutto si blocca. Il cane, che aveva finalmente intravisto la luce di una casa calda e dell’affetto di chi potrà prendersi cura di lui per sempre, rimane confinato in gabbia, privato della libertà e dell’amore che gli erano stati promessi.
Un limbo crudele
Questi animali vivono in un limbo straziante, sospesi tra la speranza di una vita migliore e la realtà di una prigione a tempo indeterminato. Ogni giorno che passa è un giorno perso, un’opportunità mancata per conoscere la gioia di una carezza, di un gioco, di una passeggiata nel parco.
La salute degli animali a rischio
Questa situazione mette a serio rischio non solo la salute psicologica degli animali, ma anche la loro salute fisica. I canili sono strutture spesso sovraffollate, con risorse limitate, pensate come luogo di transito per i cani abbandonati, non come luogo di detenzione a vita. L’attesa prolungata per l’adozione significa per questi cani stress, malattie e privazione dei diritti fondamentali che dovrebbero essere garantiti ad ogni essere vivente.
In questi sei mesi abbiamo assistito alla morte di cani anziani che avevano trovato adozione. Per un cane anziano ricevere un’adozione significa avere più tempo di vita, cure, un luogo caldo e sicuro. Invece sono diventati vittime, insieme ai cuccioli di future taglie medie e grandi e altri cani che non hanno altre richieste di adozione, di un circolo burocratico che li fa spegnere nell’abbandono più completo. Sono all’ordine del giorno aggressioni e decessi nei box sovraffollati dei canili e purtroppo, anche di cani che già avrebbero dovuto essere a casa. Una situazione straziante per tutti: per gli animali reclusi, per noi volontari che assistiamo alla loro agonia e per le famiglie che attendono ormai da mesi un’adozione che siamo impossibilitati a completare.
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L’appello pubblico e urgente
La situazione non può essere risolta dal singolo canile, perché il problema è di portata regionale e nazionale.
Chiediamo Ministero della Salute, alle singole Regioni e alle ASL veterinarie un impegno ad applicare i regolamenti europei in modo completo, a garantire a tutti gli animali il diritto ad essere adottati così come già previsto dalla normativa nazionale e a sbloccare immediatamente la situazione.
Chi siamo
Associazioni animaliste unite per il benessere e per i diritti degli ultimi degli ultimi
L’associazione ALFA OdV promotrice di questa iniziativa, si unisce ad altre associazioni con le stesse necessità, gli stessi valori e principi: favorire adozioni trasparenti, tracciabili, responsabili e consapevoli nel completo rispetto delle normative europee e italiane.
Un cane abbandonato ha diritto ad avere una seconda possibilità per essere adottato. Non importa se la famiglia adottiva sia in Svezia, in Finlandia, in Germania, in Olanda, in Italia, o nel proprio Comune di residenza. L’importante è che siano rispettate le necessarie garanzie di trasparenza, tracciabilità e benessere dell’animale.
Se sei un’associazione animalista e vuoi partecipare attivamente per dare voce alle azioni per sbloccare le adozioni, scrivici.
Contatta la nostra responsabile dei rapporti istituzionali
Laura Clementoni
l.clementoni@associazione-alfa.org
Cosa sta accadendo
Un approfondimento necessario per inquadrare lo scenario italiano
Il riconoscimento delle strutture per la movimentazione degli animali tra i paesi dell’UE è un obbligo stabilito dai regolamenti europei (Regolamento 2016/429 e Regolamento Delegato 2019/2035). Questi regolamenti definiscono i requisiti che tutte le strutture devono rispettare per poter movimentare gli animali. I requisiti richiesti dall’UE coincidono in gran parte con quelli che molte Regioni italiane già richiedono ai canili pubblici e privati convenzionati per poter svolgere la loro attività.
Tuttavia, l’Italia, nel recepire tali regolamenti europei, ha aggiunto ulteriori obblighi (D.Lgs. 5 agosto 2022, n. 134 e D.M. 7 marzo 2023), come la redazione di un manuale gestionale e delle procedure operative, documentazione che non era mai stata richiesta ai canili prima. La preparazione di questa documentazione, la necessità di presentare l’istanza, l’attesa dei tempi tecnici per la validazione della documentazione e i sopralluoghi da parte delle ASL veterinarie, stanno rallentando a tempo indeterminato il processo di riconoscimento delle strutture. Basti pensare che una delle strutture che ha presentato la documentazione nell’ottobre del 2024, al 5 Febbraio del 2025 ancora non ha ricevuto il riconoscimento.
Il Ministero della Salute, a giugno 2024 ha inviato una circolare e le istituzioni coinvolte non stanno prendendo provvedimenti né per recuperare il ritardo né per risolvere il problema.
Se da un lato stiamo notando che molti gestori di canili si stanno attivando per adeguarsi alle nuove normative, poiché non vogliono ostacolare le adozioni degli animali e vengono rallentati da una quantità infinita di burocrazia, dall’altro non dobbiamo dimenticare che i canili sono operatori economici e che guadagnano dalla permanenza di ogni singolo cane. Per questo motivo, non tutti i canili stanno cercando di ottenere il riconoscimento, che permetterebbe a molti animali di lasciare la struttura e vivere felicemente in famiglia.
È fondamentale ricordare che le leggi regionali e il legislatore, per evitare che il randagismo diventi un business per i canili, obbligano tutte le strutture, sia pubbliche sia private convenzionate, che ospitano cani pubblici (ossia mantenuti dai comuni e dai contribuenti) di fare il possibile per rendere adottabili il maggior numero di animali, quindi l’ottenimento del riconoscimento è fondamentale per garantire che questo obbligo venga rispettato. Purtroppo, però, ad oggi, nessuna regione italiana ha previsto l’obbligo esplicito per i canili di richiedere il riconoscimento, lasciando quindi la scelta all’operatore, che potrebbe privilegiare il proprio interesse economico a discapito del benessere animale.
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Cosa chiediamo
Non possiamo più tollerare questa ingiustizia. La vita di questi animali è nelle mani del Ministero della Salute e delle Regioni.
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Al Ministero della Salute e alle Regioni chiediamo di inviare delle circolari alle ASL veterinarie con indicazioni precise affinché tutti gli strumenti previsti dalla normativa europea siano applicati in modo completo e non parziale. Data l’urgenza della situazione legata al randagismo in Italia, è fondamentale che ogni ASL veterinaria provveda a rilasciare il riconoscimento condizionato per tutte le strutture che ospitano cani pubblici, come previsto dall’art. 99 del regolamento europeo 2016/429, per un periodo massimo di sei mesi.
In questo modo, gli animali che hanno già una famiglia pronta ad accoglierli potrebbero finalmente essere adottati e lasciare il canile, mettendo fine alla loro terribile esperienza. Contestualmente, i canili avrebbero il tempo necessario per completare l’adeguamento ai requisiti richiesti dall’Italia, per redigere il manuale gestionale e le procedure operative e le ASL veterinarie potrebbero completare i sopralluoghi e rilasciare il riconoscimento definitivo.
A tutela dell’adottabilità degli animali chiediamo che le singole Regioni italiane introducano l’obbligo di riconoscimento per tutte le strutture che ospitano animali pubblici e che per le strutture che non si di adegueranno secondo i termini di legge – e che quindi non possano garantire la massima adottabilità degli animali – sia prevista la revoca delle autorizzazioni sanitarie necessarie per la custodia, mantenimento e cura degli animali di pubblici.
Chiediamo, infine, ai singoli Sindaci, come responsabili del benessere di tutti gli animali presenti nel loro territorio, per evitare danni al benessere animale e all’erario, di stabilire tra i requisiti necessari per la custodia e il mantenimento dei cani di propria proprietà, che le strutture partecipanti ai bandi abbiano ottenuto il riconoscimento necessario per la movimentazione degli animali.
Cosa puoi fare tu
Invitiamo tutti i cittadini a unirsi a questa battaglia per non far rimanere le vite di migliaia di animali nel silenzio di un’impasse burocratica.
Unisciti al nostro coro per non far morire nel silenzio le vittime di questo blocco amministrativo.
Firma
Firma la petizione per aiutarci a dare più forza alla voce degli animali abbandonati nei canili che non possono raggiungere la loro famiglia adottiva.
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Per info e collaborazioni multimedia o social scrivi alla nostra responsabile della comunicazione
Valeria Bartolini
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Laura Clementoni
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DOMANDE FREQUENTI
In questi anni di educazione animalista e lotta alla disinformazione sentiamo la necessità di sfatare alcuni falsi miti riguardo le adozioni in UE
La disinformazione e le fake news rischiano di compromettere l’operato di chi, come noi, si impegna per garantire adozioni consapevoli e trasparenti, e di bloccare concretamente le adozioni per tanti cani che invece di essere accolti in famiglia restano dietro le sbarre, nei canili, senza altre richieste di adozione.
- I cani dei canili vengono deportati in UE per la vivisezione?
- C′è un interesse economico dietro le fake news sulle adozioni in UE?
- Le adozioni in UE sono trasparenti e tracciabili quanto quelle del mio comune?
- Il vero traffico illegali di cani è quello di razze a basso costo?
Premettendo che noi, come associazione, non riconosciamo alcuna validità alla sperimentazione sugli animali e ci opponiamo ad essa, ricordiamo che la validità scientifica di uno studio (italiano, estero e internazionale che sia) che utilizzi la vivisezione dei cani impone come “modello animale” un cane proveniente da un allevamento specifico, che abbia un patrimonio genetico verificabile, riscontrabile e per il quale si sia certi che non abbia delle patologie non note. Questi requisiti non sono presenti nei cani randagi e/o accolti in canile.
Inoltre, se il cane randagio o di canile fosse utile per i laboratori di vivisezione non vi sarebbe bisogno di ricorrere ad allevamenti specifici, come Green Hill in Italia testimonia, che “producono” cuccioli di beagle e li vendono ad almeno 800 euro, e i laboratori, pertanto, sarebbero pieni di randagi “a basso costo”.
Infine, la teoria della “deportazione alla vivisezione” nel corso degli anni non è stata mai suffragata da alcuna prova fotografica, cartacea o documentale, che riporti la presenza di cani randagi utilizzati per la vivisezione in Europa.
Le pubbliche amministrazioni pagano una somma giornaliera per ogni cane che si trova in canile generando un giro d’affari, soprattutto nel centro e sud Italia con cifre da capogiro che si attestano sui duecento milioni di euro all’anno. Permettere ai cani di essere adottati significa pertanto per gran parte di queste realtà private rinunciare alle entrate dei fondi pubblici stanziati. La diffusione di tali bufale è quindi per ovvi motivi tutta a loro vantaggio.
In questo scenario, le adozioni all’estero aumentano il numero di cani che riescono a lasciare il canile, minano questo business.
Vittime di questo meccanismo sono in primis i cani che pagano in termini di sofferenza queste reclusioni “ad vitam” ed i cittadini che vedono spesi i loro soldi per mantenere i cani reclusi invece di avviare progetti che realmente garantiscano il loro benessere ed il contrasto al randagismo oppure per altre necessità di interesse della collettività. Gli animali non devono essere blindati in canile, ma hanno il diritto di trovare una famiglia che se ne occupi!
La tracciabilità dei cani adottati all’estero è garantita dal sistema dei “TRACES”, strumento informatico che consente ai servizi veterinari di partenza del cane di comunicare con quelli di arrivo tutti i dati dell’animale che sarà così tracciato e controllato dalle autorità pubbliche di destinazione.
Siamo convinti pertanto che la vera guerra vada fatta alle adozioni che non garantiscono un iter burocratico corretto e la giusta consapevolezza degli adottanti, attraverso un’attenta selezione degli stessi con controlli pre e post affido.
Se da una parte esiste una mancanza di trasparenza per alcune adozioni non controllate in Italia (che può avvenire all’interno dei comuni stessi di provenienza dei cani, delle nostre regioni o dal sud al nord Italia), dall’altra parte non è assolutamente riscontrabile nel passaggio legale oltre confine, per il quale occorre necessariamente una procedura più rigida e continuamente verificata dagli organi di controllo.
Un cane abbandonato ha diritto ad avere una seconda possibilità per essere adottato. Non importa se la famiglia adottiva sia in Svezia, in Finlandia, in Germania, in Olanda, in Italia, o nel proprio Comune di residenza. L’importante è che siano rispettate le necessarie garanzie di trasparenza, tracciabilità e benessere dell’animale.
Il traffico dei cani esiste ed è quello dei cuccioli di razza che importiamo in Italia dall’Est Europa.
Un fiorente mercato milionario che vede il coinvolgimento di migliaia di cagnolini allevati senza alcuna tutela sanitaria e di benessere, denutriti e spesso malati destinati a morire atrocemente in gran parte a causa delle condizioni in cui sono nati e cresciuti. Per non parlare delle loro madri, le cosiddette “fattrici”, martoriate da continue gravidanze e dalla sofferenza di vedere strappati i loro cuccioli prematuramente.
Tale traffico, questo sì reale e brutale, non può essere fermato solo dalle forze dell’ordine che effettuano numerosi sequestri alle frontiere (e per questo va il nostro grazie) ma dalla consapevolezza dei cittadini, ancora assolutamente carente, che stanno alimentando una sofferenza indicibile con la loro scelta di acquisto di cuccioli di razza “a basso costo”.
Da anni ci battiamo per la scelta dell’adozione da preferire a quella dell’acquisto, ma se proprio si desidera fermamente acquistare, almeno lo si faccia rivolgendosi ad allevamenti autorizzati, controllati, dove sia possibile verificare di persona l’ambiente dove sono stati allevati i cuccioli, conoscere i genitori degli stessi e richiedendo espressamente di avere il pedigree.
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Sostieni questa battaglia con una donazione
Stiamo affrontato ingenti spese legali per affrontare questa battaglia per garantire il diritto all’adozione per gli animali abbandonati nei canili. Migliaia di euro per combattere un’ingiustizia che da mesi li sta bloccando in canile, nonostante abbiano un’adozione. Aiutaci a sostenere le spese. Ogni contributo è fondamentale per permetterci di continuare a dare voce e forza ai loro diritti.
Bonifico Bancario*
intestato a: ALFA Associazione Love For Animals
IBAN: IT31 W030 6909 6061 0000 0064 708
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Causale: Spese legali sblocco adozioni
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Tutte le donazioni in favore di ALFA Associazione Love For Animals OdV sono fiscalmente deducibili o detraibili secondo i termini indicati dalla legge, a condizione che il versamento sia eseguito tramite banche o uffici postali o altri sistemi di pagamento tracciabili. Ad esempio, sono inclusi i bonifici bancari, le donazioni tramite carte di credito, tramite Poste Pay, tramite PayPal e i bollettini postali.
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